D'Alema: "Il Sud ha bisogno di una politica che ritrovi la serietà, e di investimenti veri"

 “Il Mezzogiorno soffre dell’assenza di politiche pubbliche. C’è bisogno di una politica nazionale del Mezzogiorno, che oggi non esiste.” Invitato da Articolo Uno di Capitanata, a confrontarsi sul tema “La sfida del Sud, lavoro, sviluppo, solidarietà” assieme al segretario generale della Cgil pugliese, Pino Gesmundo, e al direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, Massimo D’Alema non ha dubbi: la questione meridionale si è appesantita, e il peggio è che viene oggi negata.
L’ex premier ha invitato il folto pubblico che affollava la Sala del Tribunale di Palazzo Dogana a non farsi illusioni per il prossimo futuro: “la stentata ripresa economica del Paese si concentra nel Centro Nord, che è ormai divenuto un’appendice dell’industria tedesca. E la ricchezza aggiuntiva prodotta dalla cosiddetta ripresa, va a vantaggio del profitto e della rendita.”
D’Alema ha snocciolato dati precisi anche rispetto alla presunta crescita occupazionale tanto propagandata dal governo. I dati della Banca d’Italia dicono che abbiamo 850.000 occupati in più, ma un miliardo e 100 milioni di ore lavorate in meno. L’apparente contraddizione si spiega col fatto che il precariato è cresciuto dal’11 al 20%.

“La ripresa – ha incalzato D’Alema - si fonda su bassi salari, sul lavoro precario, sul super sfruttamento del lavoro. Per crescere, il Sud avrebbe invece bisogno di un forte rilancio degli investimenti pubblici, ma per questo è necessaria una radicale svolta nel Paese, che riporti serietà nella politica, ridotta oggi a chiacchiericcio sguaiato, ad un susseguirsi di trovate e colpi di teatro finalizzati ad ottenere vantaggi immediati e a calcoli personali, privi di una prospettiva di largo respiro.”
D’Alema ha puntato il dito senza mezzi termini contro le grandi agenzie della spesa pubblica “che tagliano fuori il Mezzogiorno. L’alta velocità si ferma a Napoli e comunque gli investimenti calano, quest’anno si sono ridotti del 4%. Quando Renzi ha deciso che il volano della ripresa dovevano essere gli sgravi fiscali o la distribuzione di incentivi a pioggia, piuttosto che gli investimenti, ha fatto scelte precise, che sono andate a vantaggio delle imprese del Nord ed hanno danneggiato il Mezzogiorno.”
Il relatore ha concluso mettendo in guardia dalla deriva qualunquista: “Se vuole affrontare in modo efficace i suoi problemi, il Sud non può prescindere dalla politica, e da una politica di redistribuzione. Altro che ridurre le tasse per tutti, come va predicando Renzi. Bisogna tenere a mente quello che diceva don Milani: fare parte eguali tra diseguali è una grande ingiustizia. Il Sud ha bisogno prima di tutto di giustizia.”
Appassionato e intenso anche l’intervento del segretario regionale della Cgil, Pino Gesmundo, che ha sottolineato la gravità della crisi che ha colpito la Puglia: 53% di disoccupati, la metà dei pensionati costretta a vivere con 500 euro al mese, le povertà che crescono. “E l’attualità di oggi rilancia la questione settentrionale… I referendum del Veneto e della Lombardia dimostrano che si è perduta di vista una verità elementare: il Paese non si salva, se non tutti assieme. Bisogna cambiare registro, e in fretta. L’Europa è nelle mani di una tecnocrazia più attenta agli interessi delle lobby, che non a quelli della gente. C’è una classe politica che non riesce a diventare classe dirigente, che si limita ad interpretare la pancia della gente, e determina la propria visione e le proprie strategie, in termini di pancia e non di prospettiva. È per questo che, alla fine, le politiche dei diversi schieramenti si assomigliano. È invece necessario tornare ad avere una idea forte e consapevole di Paese.”
Preoccupato sullo stato dell’arte dell’economia meridionale anche il direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, che ha ricordato come la questione meridionale venga  da lontano: “L’unità d’Italia è stata portata a compimento grazie al drenaggio fiscale da parte del Nord che ha pagato le Guerre d’indipendenza con il prelievo nel Mezzogiorno, poi i dazi doganali che hanno impoverito il Sud, infine l’intervento straordinario che ha sempre sostituito e mai veramente integrato quello ordinario, così come avrebbe dovuto essere. L’esito dei referendum deve preoccuparci perché mette in discussione la stessa Unità del Paese, dopo che certe politiche regionali, ma anche nazionali, hanno minato quella economica.”
Ernesto Abaterusso, capogruppo Mdp alla Regione e coordinatore regionale del Movimento,  ha espresso preoccupazione per la difficoltà di affrontare i grandi temi che stanno investendo la Puglia, dai trasporti, alla xylella, alle politiche industriali, chiedendo al governatore Emiliano l’apertura di un confronto per varare un programma di fine legislatura che rilanci la qualità dell’azione amministrativa regionale. Abaterusso ha sottolineato come la Puglia sia in sofferenza per quanto riguarda la capacità di spesa dei fondi strutturali elargiti dall’Unione Europea: a questo punto del settennato comunitario avremmo dovuto spenderne il 30%, invece non arriviamo al 10%.
I programmi di Articolo Uno per la Capitanata sono stati illustrati dal coordinatore provinciale del Movimento, Ciro Mundi, che ha introdotto la serata: “Vogliamo rimettere al centro della politica il lavoro, la solidarietà, che riteniamo essere i principi universali e non negoziabili della sinistra. Lavoro, sviluppo, solidarietà significa adoperarsi per offrire a tutti le opportunità che vengono oggi negate, tornare a prendersi cura delle persone e della comunità.”

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